Era così piccolo e bianchissimo. Zampettava con passi incerti intorno
alla madre. Ogni tanto si fermava, annusava l’aria e poi ricominciava a
saltellare tutto traballante, fra la paglia pulita. Era nato da pochi
giorni e aveva il mondo ai suoi piedi. La madre lo guardava e ogni tanto
gli leccava il musino rosa. Il piccolo lanciava deboli belati, gridi di
gioia per tutta quella vita così nuova da esplorare. C’erano altre
pecore e tutte avevano da poco tempo messo al mondo un cucciolo. I
belati dei piccoli si confondevano con i richiami materni, il bianco
candido della loro lana ancora intatta si mischiava con la lana gialla e
grigia degli adulti.
Tutto sembrava perfetto quel giorno, anche il sole era più caldo e
l’erba più verde.
Un grande camion fece il suo ingresso nel cortile. Per la curiosità gli
agnellini sporsero il musetto dalla staccionata. Il camion aprì le porte
posteriori come una grande bocca e subito alcune persone entrarono nel
recinto delle pecore. Ci fu un grande trambusto e un fuggi fuggi di
animali impauriti e smarriti. In poco tempo gli agnellini si trovarono
soli nel recinto mentre le madri erano sparite in una stalla adiacente.
La porta si chiuse definitivamente sui cuccioli.
Gli uomini iniziarono ad afferrare per le zampe i piccoli, usando una
violenza inaudita. Gli animali belavano disperati cercando la loro madre
che da dietro le porte della stalla li chiamava. Gli agnelli vennero
sbattuti sul grande camion uno ad uno e quando il mezzo si mise in moto
nell’aria si cominciò a sentire odore di morte.
Il viaggio era iniziato: cosa stava succedendo? I piccoli belavano
disperati atterriti dal rumore del motore, dal cadere gli uni sugli gli
altri, dallo sbattere contro le sbarre ad ogni curva della strada.
Molti si spezzarono le fragili zampe, altri vennero calpestati dai
compagni; il dolore e la paura aleggiavano fra quei musini rosa e quella
lana candida.
Finalmente il camion si ferma. Il viaggio è stato lungo e alcuni
cuccioli erano morti dopo immani sofferenze. Altri, ancora vivi, avevano
ferite molto dolorose sugli arti e sul muso.
Si riaprono le porte e gli uomini a calci e spintoni fanno scendere gli
animali dal camion.
Si odono belati orribili che provengono dall’interno di un corridoio
scuro: l’odore acre del sangue è intenso. Gli agnelli vengono spinti
dentro questo tunnel, qualcuno ha capito di essere in un luogo da cui
non si ritorna. Cerca di arretrare belando disperato, chiama la mamma,
comincia a tremare. Ha tanta paura, una grande, spaventosa paura.
Gli uomini li prendono per le zampe trascinandoli dentro; qualcuno
all’interno li afferra, li rovescia e con un coltello taglia la gola di
netto ad ogni piccolo che gli capita fra le mani.
Un grande fiotto di sangue comincia ad uscire dal candido mantello, la
bocca rosa è spalancata, la lingua penzoloni. Qualcuno sta ancora
belando ma il suono che esce è solo un rantolo spaventoso.
Mentre il sangue continua a scorrere alcuni agnellini tentano di
rialzarsi per fuggire da tutto quel dolore. La loro candida lana è
coperta di sangue, i loro occhi atterriti chiedono aiuto. Nessuno
ascolta i loro pianti, nessuno guarda i loro occhi.
Dopo lunghe ore di agonia, arriva la morte.
Pasqua si festeggia ogni anno così!
Associazione Gabbie Vuote ODV Firenze
Rubrica “Le nostre storie”
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