Firenze, 26 ottobre 2024
IL LUPO IN ITALIA
"Grandezza e progresso morale di una
nazione
si possono giudicare dal modo in cui tratta gli animali"
Mahatma Gandhi.
PREMESSA
Parlando di lupi e della loro eliminazione, si deve parlare di caccia,
di bracconaggio, di ibridazione, di declassamento.
Ma perché si parla tanto di lupi che uccidono gli animali (allevati per
essere uccisi dagli umani) e non di cacciatori che uccidono gli umani?
E’ semplice: il primo caso riguarda l’offesa al dio denaro, l’altro è
considerato un semplice effetto collaterale.
I lupi uccidono per la legge biologica della sopravvivenza; con la
caccia e il il bracconaggio (di cui sono responsabili l’80% dei
cacciatori) si uccide per il divertimento che porta a godere della
sofferenza e della morte di esseri viventi, senzienti e con coscienza
(Dichiarazione di Cambridge e Dichiarazione di New York).
Oppure si uccide (si rimuove) per regole emesse con l’intenzione fallace
di ristabilire un equilibrio che l’uomo stesso ha provveduto a rompere.
Nella stagione venatoria 2023-2024, secondo l’Associazione Vittime della
caccia, si sono registrati 12 morti e 56 feriti. Il più alto numero in
Toscana, la regione filo venatoria per eccellenza
https://www.vittimedellacaccia.org/. Ma l’omicidio venatorio non
esiste in Italia (e forse neppure in Europa) mentre esiste l’omicidio
stradale. Cosa hanno di superiore i cacciatori rispetto agli
automobilisti?
Purtroppo, Governo e Parlamento, dovrebbero riflettere seriamente su
questi tragici dati, tuttavia non si vede all’orizzonte alcuna
iniziativa di alcun genere sul versante della sicurezza pubblica, ma
soltanto consuete ottuse iniziative legislative per l’ampliamento
della caccia in ogni direzione (da GrIG Gruppo d’Intervento
Giuridico). https://it.wikipedia.org/wiki/Gruppo_d%27Intervento_Giuridico
Secondo il WWF, dal 1970 al 2012, l’uomo ha determinato il calo del 58%
dell’abbondanza delle popolazioni di vertebrati terrestri e marini ma,
rispetto alle cifre del 1970, le popolazioni monitorate di animali
selvatici si sono ridotte del 73% a livello globale. Non solo: l’azione
umana ha amplificato di mille volte il normale tasso di estinzione delle
specie sulla Terra.
Mammiferi presenti sul pianeta:
4% fauna selvatica
62% animali d’allevamento
34% Homo sapiens
Il pianeta non è dell’essere umano. E’ popolato da una moltitudine di
forme di vita che hanno tutte il medesimo diritto di esistere, di
continuare a perpetrare la propria specie. Ma gli ambienti naturali
sono sempre più antropizzati, un elemento che riduce gli spazi vitali
per la fauna selvatica. Duccio Berzi Tecnico faunistico fondatore
dell’associazione Canislupus Italia.
Usando quelle che si possono definire metaforicamente “formule magiche”
coniate da scienziati:
- viviamo nell’Antropocene ovvero il periodo in cui noi e solo noi
umani manovriamo la natura e tutte le sue creature;
- secondo il Doomsday Clock, l’Orologio dell’Apocalisse, nel
2023 all’umanità mancavano 10 secondi alla mezzanotte;
- l’Overshoot Day ci dice che, a livello mondiale, abbiamo consumato
le risorse terrestri il 2 agosto 2023;
- ……
Quindi sarebbe bene che le parole dell’informazione, da qualunque parte
provengano, fossero “socratiche”, ovvero parole che esprimono il
sapere e non il non sapere.
CHI E’ IL LUPO
Il lupo è quell’animale iconico dal quale ha avuto origine il nostro
cane (Canis lupus familiaris) tra i 130.000 e i 150.000 anni fa,
quell’essere che ha percorso con noi il sentiero dell’evoluzione, che
vive nelle nostre case e che ci ama come nessuno potrà mai amarci
(Schopenhauer).
I lupi sono senz’altro animali evoluti, la loro organizzazione sociale è
altamente strutturata e regolata da un sistema di comunicazione e
interazione di gruppo difficilmente riscontrabile nel regno animale. La
colorazione del pelo è molto variabile sia a livello sotto specifico che
individuale e varia da toni beige-rossicci più tipici dei periodi
estivi, a quelli marroni-grigiastri con sfumature nere più tipici del
manto invernale. Quindi, se si pensa di riconoscerli soltanto
guardandoli, sbagliamo.
I lupi sono animali timidi, schivi, diffidenti, elusivi, difficili da
catturare e identificare perfino con le foto-trappola; vivono a densità
molto basse. Praticamente impossibili da osservare a meno di un colpo di
fortuna. Inoltre occorre essere dei veri esperti per riconoscere le
impronte, gli escrementi, il pelo e le tracce del loro passaggio. “
Se
ci sono aggressioni si tratta di ibridi o cani inselvatichiti che
hanno comportamenti diversi dal lupo perché non hanno paura dell’uomo”
(Pierisa Giacopazzi docente di zootecnia).
https://www.cagliaripad.it/236204/futuri-allevatori-and-quot-vogliamo-convivere-con-i-lupi-and-quot/
Negli anni ’70 del secolo scorso, poco più di 100 lupi sopravvivevano in
Italia, nascosti e perseguitati: paure ancestrali, pregiudizi e una
sostanziale ignoranza contribuivano all’immagine negativa del lupo.
Anche la legge italiana considerandoli nocivi, ne promuoveva
l’eradicazione con lupare, tagliole, veleni e con crudeltà
efferate togliendo i cuccioli alle madri.
Sono tantissimi i luoghi comuni che ancora oggi minano l’integrità della
specie, suffragati dall’informazione (o disinformazione) che non
diffonde conoscenza ma alimenta il terrore assurdo nei confronti di un
animale che sta alla larga dall’uomo, consapevole del pericolo che
costui rappresenta e che da oltre 200 anni non lo attacca ma lo fugge.
In Alto Adige, per esempio, nel 2023 è stata posizionata lungo le strade
una cartellonistica anti-lupo. Il Parco delle Foreste Casentinesi ha
mostrato diversi video allarmisti che ritraggono cani lupo cecoslovacchi
o immagini di quadrupedi sfocati in lontananza.
Il prof. Luigi Boitani, zoologo, uno dei massimi studiosi del lupo,
dichiara al Corriere della Sera il 18 agosto 2022: “
Il lupo scappa di
fronte all’uomo sempre. Non conosco un caso di aggressione in Italia”
e “sono ormai due secoli che il rischio di un attacco da parte del
lupo ad un uomo è relegato a situazioni eccezionali come ad esempio un
lupo malato di rabbia (malattia ancora oggi molto diffusa dal Medio
Oriente all’India, ma debellata in Europa), o un lupo attaccato
dall’uomo e costretto a difendersi. Negli ultimi due secoli, gli
attacchi mortali in tutto il mondo sono stati rarissimi; negli ultimi
20 anni si contano solo due attacchi, entrambi in Alaska, nessuno in
Europa”.
Nel 2023 la Commissaria europea Mairead McGuinnes ha dichiarato che “
I
lupi contribuiscono a regolare la densità e la distribuzione delle
specie selvatiche sovrabbondanti come i cinghiali o i cervi; eliminano
gli animali selvatici più vulnerabili, molto spesso malati, e questo a
sua volta contribuisce a ridurre il numero di malattie trasmesse al
bestiame”. Ancora, i problemi arrivano “soprattutto quando le
misure per prevenire gli attacchi al bestiame non sono ampiamente
applicate”. Inoltre i lupi sono utili anche per contenere la PSA (Peste
suina africana) perché se trova una carcassa di cinghiale infetto se la
mangia. Il lupo non si ammala e la carcassa contagiosa viene eliminata.
Anche l’Associazione EuCliPA.IT APS (unione di una trentina di
ambasciatori del Patto Europeo per il Clima nominati dalla Commissione
Europea) dichiara: “
In quanto predatore apicale il lupo svolge un
ruolo fondamentale negli ecosistemi europei e ha un impatto diretto e
indiretto sulle popolazioni di ungulati (come cervi e cinghiali) che
ne costituiscono la sua preda principale”.
https://www.themapreport.com/2023/09/07/protezione-del-lupo-lassociazione-euclipa-it-chiede-allue-di-rivedere-la-sua-posizione/
Ma i lupi si uccidono ancora.
In Francia è dal 2011 che si abbattono lupi per ridurre gli attacchi
alle greggi e, secondo una recente ricerca (2024 La Rivista della
Natura) i risultati preliminari suggeriscono che l’uccisione di un lupo
riduce la pressione degli attacchi sugli animali domestici solo per
pochi giorni dopo l’abbattimento. Inoltre, nel 2021 potevano essere
abbattuti legalmente 118 lupi su 624 esemplari ma ne abbatterono poco
meno di un centinaio e ciò non risolse in modo significativo il numero
degli attacchi sui domestici, con risultati anche peggiorativi per
alcuni allevatori.
Anche in Slovenia, nonostante siano stati abbattuti 51 lupi dal 1995 al
2009 (l’82% di tutta la mortalità registrata) non è stato rilevato alcun
effetto sul carico di attacchi di lupi su animali domestici. (2024 La
Rivista della Natura).
E’ stato inoltre evidenziato che gli abbattimenti producono un effetto
negativo sulla struttura sociale del branco e la possibilità maggiore di
ibridazione con cani domestici (La gestione del lupo in Italia e in
Europa di E.Ferraro e G. Bombieri).
Secondo diversi studi scientifici quasi la metà degli abbattimenti (42%)
non ha avuto alcun effetto positivo, riscontrando in alcuni casi
addirittura un incremento delle predazioni su animali domestici (da
Oksana et al. 2020).
QUANTI SONO I LUPI IN ITALIA
Naturalmente i numeri sono solo stimati.
Il monitoraggio dell’ISPRA Istituto Superiore per la Protezione e la
Ricerca Ambientale eseguito in Italia tra ottobre 2020 e aprile 2021 ha
stabilito una popolazione di 3307 individui
https://www.isprambiente.gov.it/it/attivita/biodiversita/monitoraggio-nazionale-del-lupo/risultati.
L’uso di protocolli standardizzati e coordinati condivisi su base
nazionale che ha caratterizzato il monitoraggio realizzato da ISPRA ha
permesso di superare la frammentazione metodologica fornendo dati
rigorosi, analizzati con un unico approccio scientifico, oggettivo e
condiviso: avvistamenti fotografici da foto trappola, carcasse di
ungulato predate dal lupo, tracce di lupo, lupi morti, escrementi sui
quali sono state condotte analisi genetiche che hanno permesso
l’identificazione della specie.
Duccio Berzi, Tecnico faunistico esperto di lupi, membro della Task
Force regionale toscana e tra i primi a studiarli sistematicamente ne
dichiara almeno 2.000 esemplari lungo la penisola usando
soprattutto foto trappole (L’Informatore gennaio 2022). Sempre secondo
Berzi, in Toscana ci sarebbero 250-300 esemplari di lupo.
L’ANSA nel 2017 ha stimato 2000 lupi; una stima cautelativa, basata su
dati del 2012, che l'Italia ha inviato nel 2014 alla Commissione
europea, indica un totale minimo intorno a 1.170, distribuiti fra Alpi
(un centinaio) e Appennini (un migliaio). Stime più ottimistiche parlano
di 1.500-2.000, quelle massime arrivano a 2.600.
Il WWF nel 2016 ha stimato la presenza di 1.269-1.800 individui
nell’Italia peninsulare. Sulle Alpi invece, i dati più recenti,
riferibili al campionamento 2017-18 del Progetto Life WolfAlps, indicano
la presenza di un numero minimo di 293 individui,
Secondo Luigi Boitani, nel 2017, i lupi in Italia si stimavano tra i
1.000 e i 2.000 esemplari.
Secondo il Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia del
gennaio 2017 promosso dal Ministero dell’Ambiente, si calcolava una
media di 1.580 lupi
https://www.iononhopauradellupo.it/wp-content/uploads/2019/04/Piano-lupo-marzo2019.pdf
Secondo il Wolf Apennine Center i lupi nel 2017 erano stimati tra 1.400
e i 2.000.
Secondo la LIPU nel 2017 i lupi erano stimati tra i 1.000 e i 2.000.
In Europa i lupi si stima siano 20.000 secondo il rapporto di
Rewilding
Europe (Wildlife Comeback in Europe: Opportunities and challenges for
species recovery, Ledger et al. 2022).
Ogni anno 300 lupi muoiono per mano dell’uomo. Secondo il WWF il
bracconaggio colpisce fino al 20% e secondo
il Piano di
conservazione e gestione del lupo in Italia del 2015, colpisce
tra il 15% e il 20% della popolazione. Carcasse di lupi avvelenati
(bocconi di carne farciti con cianuro o stricnina o veleni usati in
agricoltura), impiccati e appesi ai cartelli stradali, strangolati,
vengono rinvenute in Italia. Molti atti di bracconaggio sono poco
eclatanti in quanto non tutti i bracconieri sono esibizionisti.
In Italia l’ISPRA, durante il suo monitoraggio (ottobre 2020-aprile
2021), ha trovato 171 carcasse di lupi morti. Tutti per fame?
BRACCONAGGIO
Si parla di declassare il livello legale di protezione del lupo ma si
dimentica che ciò avviene già illegalmente grazie ai cacciatori
bracconieri che hanno attuato, con largo anticipo, il
declassamento legale.
Infatti il bracconaggio è individuato come la principale causa di
mortalità accertata del lupo. Le percentuali di uccisione, secondo
un’indagine effettuata su 115 lupi morti nel triennio 2013-2015 sono:
oltre il 24,3% con armi da fuoco, avvelenato 10,5%, torturato con i
lacci 6%, investito 45,6%, motivi incerti 13,2, meno dell1% per
aggressione da parte di altri canidi.
I conflitti tra lupo e attività zootecnica rappresentano il principale
elemento limitante la diffusione del lupo. I sistemi attuali di
monitoraggio dei danni sono insufficienti e dovrebbero essere affinati.
Inoltre non sempre vengono eseguite procedure di accertamento in grado
di distinguere tra lupo e cani i quali sono in numero estremamente
maggiore rispetto a quello dei lupi.
L'attività dei bracconieri non dimostra, comunque, nessuna positiva
correlazione tra uccisione di lupi e calo delle predazioni; un’evidenza
scientifica confermata anche dal Ministero redattore del Piano di
conservazione e gestione del lupo in Italia.
https://www.mase.gov.it/comunicati/lupo-il-nuovo-piano-di-conservazione-e-gestione-prevede-la-prevenzione-attiva-e
ENPA, Ente Nazionale Protezione Animali, ricorda che il Ministero
dell’Ambiente stima che ogni anno vengano uccisi dai bracconieri e
simili, circa 300 lupi, vale a dire il 10% della popolazione totale che
si stima vivere sul territorio italiano.
METODI DI PREVENZIONE DANNI
I metodi di prevenzione dei danni causati dal lupo agli allevamenti,
esistono e da molti vengono applicati con successo.
II mondo scientifico e le esperienze degli allevatori virtuosi, hanno
dimostrato che l’unica strategia vincente per prevenire le predazioni ed
evitare conflitti è quella di applicare in modo combinato i vari metodi
di prevenzione.
In sintesi:
- assumere cani da guardiania (cane da pastore maremmano-abruzzese),
- realizzare recinzioni antilupo,
- predisporre ricoveri notturni,
- …
Vengono anche usati dissuasori acustici e ottici oltre i risarcimenti
previsti.
Per molti queste soluzioni sono state sufficienti per evitare la
possibilità di predazione, particolarmente tra i pastori sardi, i
pastori abruzzesi… che non lasciano mai incustodito il proprio gregge ma
anche in aziende virtuose della Lessinia e altrove .
“
I recinti elettrici funzionano benissimo per aree piccole e comunque
guardate da cani e dal pastore. I cani da pastore maremmano-abruzzesi
sono animali eccezionali; gli Stati Uniti li hanno dapprima importati
e ora li allevano”. Dall’intervista rilasciata da Lugi Boitani a
Wilderness News il 22 novembre 2017.
Certo, serve un aiuto da parte delle istituzioni, serve apertura
mentale, serve il rispetto dell’ambiente e di tutti coloro che lo
abitano, lupi compresi.
Ecco una serie di comportamenti positivi.
Un grande successo lo sta avendo WPIU, ovvero le Squadre di
emergenza per la prevenzione degli attacchi da lupo, attivate
nell’ambito del progetto europeo LIFE WolfAlps Eu dal 2019 al
2024, in Italia, Francia, Austria e Slovenia
https://www.lifewolfalps.eu/nuovi-materiali-informativi-sulle-squadre-di-emergenza-per-la-prevenzione-degli-attacchi-da-lupo/
-
https://www.areeprotettealpimarittime.it/news/2582/squadre-di-emergenza-per-la-prevenzione-degli-attacchi-da-lupo
In Italia un esempio virtuoso arriva da DifesAttiva, un’associazione che
aiuta gli allevatori a ottimizzare i sistemi anti-predazione. La natura
non è semplificabile come una qualsiasi macchina concepita dall’uomo,
servono strategie e accorgimenti analizzati e modellati caso per caso
https://blog.almonature.com/it-it/100-cani-da-guardiania-difesa-del-gregge-e-tutela-del-lupo-accordo-con-difesattiva
Anche Luca Santini, presidente del Parco delle Foreste Casentinesi, il
31 gennaio 2023 ha spiegato, presentando la ShepherdSchhool (scuola per
pastori e allevatori che insegna a gestire il conflitto con la fauna
selvatica), come la coesistenza con questi predatori sia possibile .
Grazie al lavoro della ShepherdSchool, nel Parco della Foreste
Casentinesi che accoglie 13 branchi di lupi, negli ultimi 5 anni ci sono
stati solo 2 casi di predazione.
Volere è potere.
IBRIDAZIONE
Un altro sistema per declassare il lupo dal punto di vista genetico è
quello di permettere la minaccia antropogenica favorendo l’ibridazione
con il cane.
Se qualcuno crede con sicurezza che ad assalire gli animali
d’allevamento sia sempre un lupo, sbaglia. Un cittadino, un allevatore,
un cacciatore, un pastore, non possono averne la certezza perché per
riconoscere il lupo non sono sufficienti i caratteri fenotipici
(morfologici, comportamentali, ecologici), le impronte e tanto meno
l'immaginazione, ma l'esame del DNA.
Meglio pensare agli ibridi lupo-cane (visto che il randagismo in Italia,
nonostante la legge quadro 281/91 ormai vecchia di oltre 33 anni,
ancora non è stato debellato) oppure ai cani vaganti, inselvatichiti,
quelli che conoscono l'uomo e non lo temono.
Quindi la strategia ottimale per l'identificazione dei casi di
ibridazione e introgressione (una sorta di invasione permanente dei geni
di una specie nell’altra, soprattutto fra ibrido e lupo) si dovrebbe
basare sull'uso integrato di strumenti genetici e fenotipici.
Dalle analisi genetiche condotte dall’ISPRA sui campioni raccolti
nell’area peninsulare appenninica, il 27,3% dei marcatori molecolari ha
mostrato segni di ibridazione, recente o antica, con il cane domestico
che vengono riconosciuti come rilevante minaccia.
Gli studi sociologici hanno cercato di capire le cause che si celano
dietro la mancanza di una gestione efficace del problema
dell’ibridazione antropogenica ovvero per responsabilità umana, tra cane
e lupo accertando che, in una particolare zona, la frequenza di
ibridazione era prossima al 30% nella popolazione di lupi. I risultati
sono stati pubblicati sulla rivista Frontiers in Ecology and Evolution e
sul sito
https://ec.europa.eu/environment/nature/conservation/species/carnivores/pdf/43-relazione_tecnica_azione_a2_ibriwolf_finale.pdf
Secondo il WWF l’ibridazione, in alcune aree, supera il 40% degli
individui.
La ricerca, pubblicata sulla rivista The Journal of Wildlife Management,
ha stimato che sulla base di 152 campioni raccolti, corrispondenti a 39
lupi in 7 branchi differenti, i ricercatori hanno stimato una prevalenza
di ibridazione del 70%
https://www.uniroma1.it/it/notizia/lupo-libridazione-con-il-cane-domestico-mette-rischio-la-conservazione-della-specie.
“
L’ibridazione è un problema drammatico (per quanto riguarda la
purezza genetica del lupo), assolutamente sottovalutato. In alcune
aree dell’Appennino sono ibridi anche il 30-40% degli esemplari ed è
una realtà di non ritorno. Per risolvere il problema alla radice
bisognerebbe eliminare il fenomeno del randagismo, dichiara Luigi
Boitani nella sua intervista a Wilderness News del 22 novembre 2017.
Nel 2012 il Ministero della Salute aveva stimato i cani randagi tra i
500 e i 700mila, ma secondo il Sindacato italiano veterinari nell’ultimo
quinquennio potrebbero addirittura essere raddoppiati. Il Rapporto
di Legambiente “Animali in città 2023”, stabilisce che i cani vaganti
siano tra i 700 e 400mila e i cani randagi tra i 350 e 200mila -
https://www.ilsole24ore.com/art/cani-randagi-italia-mancano-all-appello-dell-anagrafe-canina-almeno-2-milioni-cani-AF808eM?refresh_ce=1
https://www.lanuovaecologia.it/cani-randagi-12esimo-rapporto-animali-citta-legambiente/
Sono cifre impossibili da verificare con esattezza, ma gli esperti
concordano sul fatto che la tendenza sia al rialzo e che i numeri
potrebbero arrivare presto a livelli incontrollabili.
Il randagismo è alimentato:
- dalla illegale e crudele abitudine di abbandonare gli animali,
comprese le cucciolate indesiderate;
- dai cani padronali lasciati liberi di andare dove meglio credono,
diventando quindi incontrollabili;
- dalla dispersione sul territorio dei cani dei cacciatori durante
la stagione venatoria.
Queste tre categorie, cani abbandonati, cani dispersi, cani padronali
liberi, si uniscono facilmente in bande e si incrociano fra loro e con i
lupi.
Luigi Boitani raggruppa le tipologie dei cani, risultate dal
comportamento umano, in queste categorie:
- Nella prima categoria sono inclusi i cani ufficialmente iscritti
nei Registri Comunali.
- Nella seconda sono inclusi cani che hanno un padrone ma non sono
registrati ufficialmente.
- Nella terza sono inclusi i cani randagi, quelli cioè senza padrone
che vagano nei pressi degli insediamenti umani e che sono in qualche
forma dipendenti dall'uomo per l'alimentazione o perché ne ricercano
attivamente la presenza e la compagnia.
Dalle tre categorie inoltre, si origina la quarta, quella dei cani
inselvatichiti, quelli che hanno riguadagnato una indipendenza pressoché
assoluta dall'uomo da cui rifuggono come animali selvatici. Pur venendo
spesso vicino a paesi e case alla ricerca di cibo, questi cani evitano
l'incontro con l'uomo, si spostano di notte, vivono in branchi, uccidono
facilmente animali domestici e si comportano in maniera molto simile al
lupo.
I danni causati dagli ibridi e dai cani vaganti e inselvatichiti sono
del tutto simili a quelli causati dal lupo ed è oggettivamente difficile
distinguerli: di conseguenza vengono attribuiti, con la facilità
dell’ignoranza, al lupo anche quando costui non è responsabile.
Come scritto dalla Commissione europea con prot.ENV.DD.3/NN/MC/pp a
maggio 2022, “l
a Commissione promuove le azioni degli Stati Membri
volte a monitorare, prevenire e mitigare il fenomeno dell’ibridazione
compresa la riduzione del randagismo canino in linea con la
Raccomandazione n. 173 (2014) adottata nell’ambito della Convenzione
di Berna”.
Risulta inoltre, dalle indagini dei Carabinieri Forestali, che in
Italia, ma anche in Europa, esiste un traffico illegale di ibridi
allevati e venduti al prezzo di 3.000/5.000 euro e consegnati in meno di
24 ore, ibridi che si possono facilmente ordinare su internet.
https://www.mase.gov.it/comunicati/ambiente-carabinieri-forestali-sequestrano-23-esemplari-di-lupo-selvatico-e-ibridi-lupo
https://greenreport.it/news/aree-protette-e-biodiversita/i-carabinieri-forestali-sequestrano-23-esemplari-di-lupo-e-di-ibridi-lupo-cane/
In breve, questo traffico incide pesantemente sulla gestione del lupo
perché molto spesso gli ibridi non sono facili da controllare e vengono
abbandonati.
Tra i cani randagi e gli ibridi "prodotti" per lucro, il lupo ha una
prospettiva di sopravvivenza difficile, nonostante l’aumento della
popolazione.
Aggiungiamo poi che se si comincia a parlare di catturare gli ibridi,
rinchiuderli in recinti e/o eliminarli, si finisce sempre con la solita
modalità di volere risolvere i problemi agendo sugli effetti e non sulle
cause.
Se poi si analizza la Raccomandazione
n. 173/2014 del
Consiglio d’Europa sull’ibridazione tra lupi grigi selvaggi (Canis
lupus) e cani domestici (Canis lupus familliaris) relativa alla
Convenzione sulla conservazione della fauna selvatica europea e
habitat, che prevede la rimozione degli ibridi per salvare
l’integrità genetica del lupo, ci accorgiamo che non esiste un chiaro
significato di questa parola “rimozione” ma “ che è nell’interesse di
un’efficace conservazione del lupo garantire che la rimozione di
eventuali ibridi di cane-lupo rilevati sia condotta esclusivamente in
modo controllato dal Governo”.
Per esempio, per la popolazione dinarico-balcanica, in Grecia si opera
la cattura, in Croazia gli ibridi sono protetti, in Serbia monitorati e
in Slovenia si opera il controllo letale. Per le Alpi, Svizzera e
Austria si contempla l’abbattimento, la Francia opera il monitoraggio
mentre in Italia manca uno specifico inquadramento giuridico degli
ibridi lupo-cane.
I lupi sono specie protetta da leggi nazionali (157/1992, 357/1997,
503/1981) e internazionali, i cani in Italia sono tutelati dalla legge
quadro 281/91 e gli ibridi che non sono totalmente lupi né totalmente
cani? Se si ritenessero lupi sarebbero protetti per metà, se si
ritenessero cani sarebbero protetti per metà.
Non si può punire gli ibridi se nascono dal randagismo canino, ovvero da
un comportamento umano inqualificabile e da una legge, in Italia, non
rispettata in primis dalle istituzioni.
Quindi, che fare?
Proprio per questo non dovrebbero essere puniti lupi ibridi, cani
ibridi, cani randagi e cani inselvatichiti, ma che ogni intervento di
salvaguardia sia finalizzato alla sola cattura/sterilizzazione degli
animali con reimmissione nel territorio, senza soppressione né
carcerazione, con il coinvolgimento delle associazioni protezionistiche
che tanto si impegnano per la tutela degli animali.
LEGGI DI PROTEZIONE
Il lupo è una specie rigorosamente protetta dalla normativa
internazionale
(Direttiva ‘Habitat’ CEE 1993/43, Convenzione di
Berna) e nazionale (l. 157/92, DPR 357/97 ( Ispra).
La Direttiva Habitat CEE 1993/43, recepita in Italia con il Dpr 8
settembre 1997 n. 357, riconosce l’importanza comunitaria, l’interesse
prioritario e la rigorosa protezione del lupo,
proibendone la
cattura, l'uccisione, la detenzione, il commercio, lo scambio, il
trasporto, il disturbo… quindi, secondo tale Direttiva, l'Italia
avrebbe l’obbligo di mettere in atto tutte le più efficaci strategie di
gestione e conservazione di questo animale.
Ma… C’è un “ma”.
La Commissione europea ha proposto di ridurre la protezione del lupo
declassandolo da “rigorosamente protetto” a “protetto” per
facilitare l’iter degli
abbattimenti organizzati dimenticando
che esiste già un iter, olre alle deroghe: quello degli
abbattimenti
illegali chiamato bracconaggio
Non esiste alcuna valida motivazione per accogliere la proposta della
Commissione anche se il Consiglio Europeo il 25 settembre 2024 ha
approvato la proposta di declassamento del lupo con i voti dei 27 Paesi
tra i quali, contrari Spagna e Irlanda, astenuti Malta, Cipro, Slovenia
e Belgio. L’Italia ha votato a favore. La decisione finale è rimandata
alla prossima riunione della Convenzione di Berna che si terrà a
dicembre.
https://www.lastampa.it/la-zampa/2024/10/20/news/lupi_protezione_unione_europea_boitani_esperto-423567073/
In considerazione però, della possibilità di deroghe e della piaga del
bracconaggio che, solo in Italia, colpisce centinaia di individui
sarebbe la prima volta che l’Ue presenta al Comitato permanente della
Convenzione di Berna (ratificata in Italia con la legge 503/1981) la
richiesta di abbassare lo status di protezione di una specie, per di più
iconica, contro l’opinione della maggioranza dei cittadini europei e Ong
che chiedono più garanzie per la difesa del patrimonio naturale e in
piena contraddizione con l’Agenda ONU 2030 che all’Obiettivo 15
stabilisce:
15.5: Intraprendere azioni efficaci ed immediate per ridurre il degrado
degli ambienti naturali, arrestare la distruzione della biodiversità e,
entro il 2020, proteggere le specie a rischio di estinzione
15.7: Agire per porre fine al bracconaggio e al traffico delle specie
protette di flora e fauna e combattere il commercio illegale di specie
selvatiche
Anche l’EAWC, Alleanza europea per la conservazione del lupo, rue
d’Edimbourg 26, Bruxelles, Belgio
www.wolf-alliance.org,
ha espresso il suo parere per il riesame dello stato di conservazione
del lupo, che definisce deplorevole.
Anche l’Associazione EuCliPA.IT APS, la rete italiana degli Ambasciatori
italiani del Patto Europeo per il Clima
https://www.themapreport.com/2023/09/07/protezione-del-lupo-
lassociazione-euclipa-it-chiede-allue-di-rivedere-la-sua-posizione/,
ha ufficialmente dichiarato di dissociarsi da questa presa di posizione
della Commissione europea.
La ratifica definitiva si discuterà a dicembre per modificare la
Convezione di Berna e declassare la posizione del lupo. Sembra
incredibile che scelte così importanti non siano prese in modo
scientifico, ma a tavolino.
**********
Premesso quanto sopra esposto, ci aspettiamo dal Comitato della
Convenzione di Berna e dai vari governi, che si prenda in considerazione
la necessità di intervenire non per lo sterminio del lupo ipotizzato dai
brutali interessi che tutti conosciamo (caccia, armi, potere....), ma
aiutando il lupo a sopravvivere, tenendo presente quanto il randagismo
incontrollato
https://www.lanuovaecologia.it/cani-randagi-12esimo-rapporto-animali-citta-legambiente/
, il bracconaggio impunito
https://www.wwf.it/pandanews/ambiente/lupo-bracconaggio-fuori-controllo/
e il traffico di animali, siano responsabili non solo della perdita di
un animale iconico, ma anche degli attacchi agli allevamenti, delle
ibridazioni e, in conclusione, dello squilibrio biologico attinente alla
legge della capacità portante e quindi di una grave alterazione della
biodiversità in Italia e, naturalmente in Europa.
Solo quelli che sono così folli da
pensare di cambiare il mondo,
lo cambiano davvero.
- Albert Einstein
Mariangela Corrieri, Gabbie Vuote Odv
www.gabbievuote.it
Firenze, ottobre 2024