39-Sappiamo chi è il lupo?

Lettera inviata alla Regione Toscana e a vari mass media


Egregi signori

abbiamo letto su La Nazione del 16 ottobre l'articolo lungo una pagina intera, del giornalista Lorenzo Ottanelli che scomunica il lupo anticipando il declassamento che la Commissione auropea ha chiesto alla Convenzione di Berna.
Evidentemente le paure ancestrali, i pregiudizi e... gli interessi, riescono a sottrarre agli umani la capacità di conoscenza scientifica e sana informazione conseguente.

Nell'articolo contestiamo:
  1. l'uccisione de 10 pecore e un agnello da parte dei lupi a Monteriggioni; ma come fa a sapee  il pastore che sono lupi se neppure gli scienziati possono saperlo, anche vedendoli, se non fanno l'esame fenotipico e genetico? Possono essere ibridi lupo-cane grazie alla foltissima schiera di cani randagi, vaganti, abbandonati, inselvatichiti che nel nostro Paese vive in libertà (secondo il Rapporto Animali in città 2023 di Legambiente i cani vaganti sono tra le 700.000 e le 400.000 unità mentre i cani randagi tra le 350.000 e 200.000 unità) a spese dell'inutile legge 281/91 contro il randagismo;
  2. un pastore che ha cura del suo gregge, adotta tutte quelle azioni di prevenzione ormai diffuse dai più avveduti, come i cani da guardiania  maremmani abruzzesi, le recinzioni per la notte, ecc.; chi li ha adottati ha avuto un miglioramento significativo;
  3. il lupo non è stato ancora declassato, la Commissione europea ne ha richiesto il declassamento ma la decisione si avrà entro dicembre da parte del Comitato della Convenzione di Berna;
  4. chi è che stabilisce il superamento dell'equilibrio ecologico da parte del lupo? Non certo il referente di Fedagripesca Toscana ma uno scienziato esperto di lupi come Luigi Boitani, o... meglio, ricordiamoci che, secondo il Monitoraggio dell'ISPRA eseguito tra ottobre 2020 e aprile 2021 che ha permesso il superameto della frammentazione metodologica, i lupi in Italia sarebbero 3.307;
  5. che gli allevatori di pecore e gli agricoltori si dicano preoccupati, a causa del lupo, del rischio di estinzione di tassi, volpi, istrici e piccoli roditori sembra veramente una favola considerato che non sono tenuti a farlo perchè non è di loro interesse (a meno che non siano ecologisti) nè hanno la specifica competenza scientifica;
  6. che gli ATC Ambiti Territoriali di Caccia siano i prediletti in assoluto dai politi e ricevano denaro per uccidere animali, non ci piove considerato che l'inchino ai cacciatori è sempre pronto in Toscana;
  7. non c'è legge che possa ridurre il bracconaggio visto che, proprio in barba alle leggi che lo proibiscono, il bracconaggio è attivissimo nei confronti del lupo (e non solo) visto che, secondo il WWF ogni anno muoiono per mano dell'uomo e nelle forme più orrende, 300 lupi;
  8. secondo Luigi Boitani tra i massimi esperti internazionali di lupi, da 200 anni non si verifica un attacco di lupo all'uomo in tutto il mondo (salvo 2 in Alaska); per quanto riguarda l'attacco ai cani ci domandiamo? Quanti sono i cani abbandonati o uccisi dai cacciatori? Quanti sono gli umani uccisi, mutilati, feriti dai cacciatori (vede ass.Vittime della caccia)?
Venendo alla Tosccana, secondo i dati forniti dal coordinatore regionale della Task Force sempre su La Nazione, i lupi nella nostra regione sarebbero tra i 500 e gli 800. Facendo una proporzione tra il numero di lupi 3.307 monitorati dall'ISPRA in Italia e gli 800 "monitorati" dalla Task Force toscana, si avrebbe in regione una percentuale di popolazione di circa il 25% del totale. E' credibile? Come ha avuto luogo questa stima? E le altre 19 regioni?

Si continua a ripetere ossessivamente il ritornello dei lupi che si avvicinano sempre più alle case, ma come popssiamo essere sicuri che siano i lupi ad avviciarsi alle case e non gli ibridi? L'ibridazione è un problema drammatico e per i cani e per i lupi che rischiano di perdere la purezza genetica e, come dichiarato da Luigi Boitani a Wilderness News nel novembre 2017, "per risolvere il problema alla radice bisognerebbe eliminare il fenomeno del randagismo". Ma non ci pensiamo neppure anche se la legge è di 33 anni fa.

Per maggiori dettagli alleghiamo una relazione che raccoglie varie notizie di studiosi.

Ci auguriamo che, sia un'informazione scientifica, sia il rispetto della biodiversità come richiede l'Agenda ONU 2030, vi spinga ad una nuova considerazione del lupo.

Noi, specie Homo sapiens, invece che uccidere la vita che ci circonda per risolvere problemi, anche considerando che li abbiamo creati, potremmo essere capaci di trovare soluzioni intelligenti.

Grazie per l'attenzione

Firenze, 26 ottobre 2024


Mariangela Corrieri
Presidente Gabbie Vuote ODV – Firenze
Membro del CAART Coordinamento Associazioni Animaliste Regione Toscana
Membro FIADAA Federazione Italiana Associazioni Diritti Animali e Ambiente




RELAZIONE LUPO

IL LUPO  IN ITALIA

"Grandezza e progresso morale di una nazione
 si possono giudicare dal modo in cui tratta gli animali"
Mahatma Gandhi.

PREMESSA

Parlando di lupi e della loro eliminazione, si deve parlare di caccia, di bracconaggio, di ibridazione, di declassamento.

Ma perché si parla tanto di lupi che uccidono gli animali (allevati per essere uccisi dagli umani) e non di cacciatori che uccidono gli umani? E’ semplice: il primo caso riguarda l’offesa al dio denaro, l’altro è considerato un semplice effetto collaterale.

I lupi uccidono per la legge biologica della sopravvivenza; con la caccia e il il bracconaggio (di cui sono responsabili l’80% dei cacciatori) si uccide per il divertimento che porta a godere della sofferenza e della morte di esseri viventi, senzienti e con coscienza (Dichiarazione di Cambridge e Dichiarazione di New York).
Oppure si uccide (si rimuove) per regole emesse con l’intenzione fallace di ristabilire un equilibrio che l’uomo stesso ha provveduto a rompere.

Nella stagione venatoria 2023-2024, secondo l’Associazione Vittime della caccia, si sono registrati 12 morti e 56 feriti. Il più alto numero in Toscana, la regione filo venatoria per eccellenza https://www.vittimedellacaccia.org/.  Ma l’omicidio venatorio non esiste in Italia (e forse neppure in Europa) mentre esiste l’omicidio stradale. Cosa hanno di superiore i cacciatori rispetto agli automobilisti?

Purtroppo, Governo e Parlamento, dovrebbero riflettere seriamente su questi tragici dati, tuttavia non si vede all’orizzonte alcuna iniziativa di alcun genere sul versante della sicurezza pubblica, ma soltanto consuete ottuse iniziative legislative per l’ampliamento della caccia in ogni direzione (da GrIG Gruppo d’Intervento Giuridico). https://it.wikipedia.org/wiki/Gruppo_d%27Intervento_Giuridico

Secondo il WWF, dal 1970 al 2012, l’uomo ha determinato il calo del 58% dell’abbondanza delle popolazioni di vertebrati terrestri e marini ma, rispetto alle cifre del 1970, le popolazioni monitorate di animali selvatici si sono ridotte del 73% a livello globale. Non solo: l’azione umana ha amplificato di mille volte il normale tasso di estinzione delle specie sulla Terra.

Mammiferi presenti sul pianeta:
4% fauna selvatica
62% animali d’allevamento
34% Homo sapiens

Il pianeta non è dell’essere umano. E’ popolato da una moltitudine di forme di vita che hanno tutte il medesimo diritto di esistere, di continuare a perpetrare la propria specie. Ma gli ambienti naturali sono sempre più antropizzati, un elemento che riduce gli spazi vitali per la fauna selvatica. Duccio Berzi Tecnico faunistico fondatore dell’associazione Canislupus Italia.

Usando quelle che si possono definire metaforicamente “formule magiche” coniate da scienziati:
Quindi sarebbe bene che le parole dell’informazione, da qualunque parte provengano,  fossero “socratiche”, ovvero parole che esprimono il sapere e non il non sapere.

CHI E’ IL LUPO

Il lupo è quell’animale iconico dal quale ha avuto origine il nostro cane (Canis lupus familiaris) tra i 130.000 e i 150.000 anni fa, quell’essere che ha percorso con noi il sentiero dell’evoluzione, che vive nelle nostre case e che ci ama come nessuno potrà mai amarci (Schopenhauer).

I lupi sono senz’altro animali evoluti, la loro organizzazione sociale è altamente strutturata e regolata da un sistema di comunicazione e interazione di gruppo difficilmente riscontrabile nel regno animale. La colorazione del pelo è molto variabile sia a livello sotto specifico che individuale e varia da toni beige-rossicci più tipici dei periodi estivi, a quelli marroni-grigiastri con sfumature nere più tipici del manto invernale. Quindi, se si pensa di riconoscerli soltanto guardandoli, sbagliamo.

I lupi sono animali timidi, schivi, diffidenti, elusivi, difficili da catturare e identificare perfino con le foto-trappola; vivono a densità molto basse. Praticamente impossibili da osservare a meno di un colpo di fortuna. Inoltre occorre essere dei veri esperti per riconoscere le impronte, gli escrementi, il pelo e le tracce del loro passaggio. “Se ci sono aggressioni si tratta di ibridi o cani inselvatichiti che hanno comportamenti diversi dal lupo perché non hanno paura dell’uomo” (Pierisa Giacopazzi docente di zootecnia). https://www.cagliaripad.it/236204/futuri-allevatori-and-quot-vogliamo-convivere-con-i-lupi-and-quot/
 
Negli anni ’70 del secolo scorso, poco più di 100 lupi sopravvivevano in Italia, nascosti e perseguitati: paure ancestrali, pregiudizi e una sostanziale ignoranza contribuivano all’immagine negativa del lupo. Anche la legge italiana considerandoli nocivi, ne promuoveva l’eradicazione con lupare, tagliole, veleni  e con crudeltà efferate togliendo i cuccioli alle madri.

Sono tantissimi i luoghi comuni che ancora oggi minano l’integrità della specie, suffragati dall’informazione (o disinformazione) che non diffonde conoscenza ma alimenta il terrore assurdo nei confronti di un animale che sta alla larga dall’uomo, consapevole del pericolo che costui rappresenta e che da oltre 200 anni non lo attacca ma lo fugge.

In Alto Adige, per esempio, nel 2023 è stata posizionata lungo le strade una cartellonistica anti-lupo. Il Parco delle Foreste Casentinesi ha mostrato diversi video allarmisti che ritraggono cani lupo cecoslovacchi o immagini di quadrupedi  sfocati in lontananza.

Il prof. Luigi Boitani, zoologo, uno dei massimi studiosi del lupo, dichiara al Corriere della Sera il 18 agosto 2022: “Il lupo scappa di fronte all’uomo sempre. Non conosco un caso di aggressione in Italia” e “sono ormai due secoli che il rischio di un attacco da parte del lupo ad un uomo è relegato a situazioni eccezionali come ad esempio un lupo malato di rabbia (malattia ancora oggi molto diffusa dal Medio Oriente all’India, ma debellata in Europa), o un lupo attaccato dall’uomo e costretto a difendersi. Negli ultimi due secoli, gli attacchi mortali in tutto il mondo sono stati rarissimi; negli ultimi 20 anni si contano solo due attacchi, entrambi in Alaska, nessuno in Europa”.

Nel 2023 la Commissaria europea Mairead McGuinnes ha dichiarato che “I lupi contribuiscono a regolare la densità e la distribuzione delle specie selvatiche sovrabbondanti come i cinghiali o i cervi; eliminano gli animali selvatici più vulnerabili, molto spesso malati, e questo a sua volta contribuisce a ridurre il numero di malattie trasmesse al bestiame”. Ancora, i problemi arrivano “soprattutto quando le misure per prevenire gli attacchi al bestiame non sono ampiamente applicate”. Inoltre i lupi sono utili anche per contenere la PSA (Peste suina africana) perché se trova una carcassa di cinghiale infetto se la mangia. Il lupo non si ammala e la carcassa contagiosa viene eliminata.

Anche l’Associazione EuCliPA.IT APS (unione di una trentina di ambasciatori del Patto Europeo per il Clima nominati dalla Commissione Europea) dichiara: “In quanto predatore apicale il lupo svolge un ruolo fondamentale negli ecosistemi europei e ha un impatto diretto e indiretto sulle popolazioni di ungulati (come cervi e cinghiali) che ne costituiscono la sua preda principale”. https://www.themapreport.com/2023/09/07/protezione-del-lupo-lassociazione-euclipa-it-chiede-allue-di-rivedere-la-sua-posizione/
 
Ma i lupi si uccidono ancora.

In Francia è dal 2011 che si abbattono lupi per ridurre gli attacchi alle greggi e, secondo una recente ricerca (2024 La Rivista della Natura) i risultati preliminari suggeriscono che l’uccisione di un lupo riduce la pressione degli attacchi sugli animali domestici solo per pochi giorni dopo l’abbattimento. Inoltre, nel 2021 potevano essere abbattuti legalmente 118 lupi su 624 esemplari ma ne abbatterono poco meno di un centinaio e ciò non risolse in modo significativo il numero degli attacchi sui domestici, con risultati anche peggiorativi per alcuni allevatori.

Anche in Slovenia, nonostante siano stati abbattuti 51 lupi dal 1995 al 2009 (l’82% di tutta la mortalità registrata) non è stato rilevato alcun effetto sul carico di attacchi di lupi su animali domestici. (2024 La Rivista della Natura).

E’ stato inoltre evidenziato che gli abbattimenti producono un effetto negativo sulla struttura sociale del branco e la possibilità maggiore di ibridazione con cani domestici (La gestione del lupo in Italia e in Europa di E.Ferraro e G. Bombieri).

Secondo diversi studi scientifici quasi la metà degli abbattimenti (42%) non ha avuto alcun effetto positivo, riscontrando in alcuni casi addirittura un incremento delle predazioni su animali domestici (da Oksana et al. 2020).

QUANTI SONO I LUPI IN ITALIA 

Naturalmente i numeri sono solo stimati.

Il monitoraggio dell’ISPRA Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale eseguito in Italia tra ottobre 2020 e aprile 2021 ha stabilito una popolazione di 3307 individui https://www.isprambiente.gov.it/it/attivita/biodiversita/monitoraggio-nazionale-del-lupo/risultati.  L’uso di protocolli standardizzati e coordinati condivisi su base nazionale che ha caratterizzato il monitoraggio realizzato da ISPRA ha permesso di superare la frammentazione metodologica fornendo dati rigorosi, analizzati con un unico approccio scientifico, oggettivo e condiviso: avvistamenti fotografici da foto trappola, carcasse di ungulato predate dal lupo, tracce di lupo, lupi morti, escrementi sui quali sono state condotte analisi genetiche che hanno permesso l’identificazione della specie.

Duccio Berzi, Tecnico faunistico esperto di lupi, membro della Task Force regionale toscana e tra i primi a studiarli sistematicamente ne dichiara almeno 2.000 esemplari lungo la penisola  usando soprattutto foto trappole (L’Informatore gennaio 2022). Sempre secondo Berzi, in Toscana ci sarebbero 250-300 esemplari di lupo.

L’ANSA nel 2017 ha stimato 2000 lupi; una stima cautelativa, basata su dati del 2012, che l'Italia ha inviato nel 2014 alla Commissione europea, indica un totale minimo intorno a 1.170, distribuiti fra Alpi (un centinaio) e Appennini (un migliaio). Stime più ottimistiche parlano di 1.500-2.000, quelle massime arrivano a 2.600.

Il WWF nel 2016 ha stimato la presenza di 1.269-1.800 individui nell’Italia peninsulare. Sulle Alpi invece, i dati più recenti, riferibili al campionamento 2017-18 del Progetto Life WolfAlps, indicano la presenza di un numero minimo di 293 individui,

Secondo Luigi Boitani, nel 2017, i lupi in Italia si stimavano tra i 1.000 e i 2.000 esemplari.

Secondo il Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia del gennaio 2017 promosso dal Ministero dell’Ambiente, si calcolava una media di 1.580 lupi https://www.iononhopauradellupo.it/wp-content/uploads/2019/04/Piano-lupo-marzo2019.pdf

Secondo il Wolf Apennine Center i lupi nel 2017 erano stimati tra 1.400 e i 2.000.

Secondo la LIPU nel 2017 i lupi erano stimati tra i 1.000 e i 2.000.

In Europa i lupi si stima siano 20.000 secondo il rapporto di Rewilding Europe (Wildlife Comeback in Europe: Opportunities and challenges for species recovery, Ledger et al. 2022).

Ogni anno 300 lupi muoiono per mano dell’uomo. Secondo il WWF il bracconaggio colpisce fino al 20% e secondo il Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia del 2015, colpisce tra il 15% e il 20% della popolazione. Carcasse di lupi avvelenati (bocconi di carne farciti con cianuro o stricnina o veleni usati in agricoltura), impiccati e appesi ai cartelli stradali, strangolati, vengono rinvenute in Italia. Molti atti di bracconaggio sono poco eclatanti in quanto non tutti i bracconieri sono esibizionisti.

In Italia l’ISPRA, durante il suo monitoraggio (ottobre 2020-aprile 2021), ha trovato 171 carcasse di lupi morti. Tutti per fame?

BRACCONAGGIO

Si parla di declassare il livello legale di protezione del lupo ma si dimentica che ciò avviene già illegalmente grazie ai cacciatori bracconieri che hanno attuato, con largo anticipo,  il declassamento legale.

Infatti il bracconaggio è individuato come la principale causa di mortalità accertata del lupo. Le percentuali di uccisione, secondo un’indagine effettuata su 115 lupi morti nel triennio 2013-2015 sono: oltre il 24,3% con armi da fuoco, avvelenato 10,5%, torturato con i lacci 6%, investito 45,6%, motivi incerti 13,2, meno dell1% per aggressione da parte di altri canidi.

I conflitti tra lupo e attività zootecnica rappresentano il principale elemento limitante la diffusione del lupo. I sistemi attuali di monitoraggio dei danni sono insufficienti e dovrebbero essere affinati. Inoltre non sempre vengono eseguite procedure di accertamento in grado di distinguere tra lupo e cani i quali sono in numero estremamente maggiore rispetto a quello dei lupi.
L'attività dei bracconieri non dimostra, comunque, nessuna positiva correlazione tra uccisione di lupi e calo delle predazioni; un’evidenza scientifica confermata anche dal Ministero redattore del Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia. https://www.mase.gov.it/comunicati/lupo-il-nuovo-piano-di-conservazione-e-gestione-prevede-la-prevenzione-attiva-e

ENPA, Ente Nazionale Protezione Animali, ricorda che il Ministero dell’Ambiente stima che ogni anno vengano uccisi dai bracconieri e simili, circa 300 lupi, vale a dire il 10% della popolazione totale che si stima vivere sul territorio italiano.

METODI DI PREVENZIONE DANNI

I metodi di prevenzione dei danni causati dal lupo agli allevamenti, esistono e da molti vengono applicati con successo.

II mondo scientifico e le esperienze degli allevatori virtuosi, hanno dimostrato che l’unica strategia vincente per prevenire le predazioni ed evitare conflitti è quella di applicare in modo combinato i vari metodi di prevenzione.

In sintesi:
Vengono anche usati dissuasori acustici e ottici oltre i risarcimenti previsti.

Per molti queste soluzioni sono state sufficienti per evitare la possibilità di predazione, particolarmente tra i pastori sardi, i pastori abruzzesi… che non lasciano mai incustodito il proprio gregge ma anche in aziende virtuose della Lessinia e altrove .

I recinti elettrici funzionano benissimo per aree piccole e comunque guardate da cani e dal pastore. I cani da pastore maremmano-abruzzesi sono animali eccezionali; gli Stati Uniti li hanno dapprima importati e ora li allevano”. Dall’intervista rilasciata da Lugi Boitani a Wilderness News il 22 novembre 2017.

Certo, serve un aiuto da parte delle istituzioni, serve apertura mentale, serve il rispetto dell’ambiente e di tutti coloro che lo abitano, lupi compresi.

Ecco una serie di comportamenti positivi.

Un grande successo lo sta avendo WPIU, ovvero  le Squadre di emergenza per la prevenzione degli attacchi da lupo, attivate nell’ambito del progetto europeo LIFE WolfAlps Eu dal 2019 al 2024,  in Italia, Francia, Austria e Slovenia  https://www.lifewolfalps.eu/nuovi-materiali-informativi-sulle-squadre-di-emergenza-per-la-prevenzione-degli-attacchi-da-lupo/  -  https://www.areeprotettealpimarittime.it/news/2582/squadre-di-emergenza-per-la-prevenzione-degli-attacchi-da-lupo

In Italia un esempio virtuoso arriva da DifesAttiva, un’associazione che aiuta gli allevatori a ottimizzare i sistemi anti-predazione. La natura non è semplificabile come una qualsiasi macchina concepita dall’uomo, servono strategie e accorgimenti analizzati e modellati caso per caso https://blog.almonature.com/it-it/100-cani-da-guardiania-difesa-del-gregge-e-tutela-del-lupo-accordo-con-difesattiva

Anche Luca Santini, presidente del Parco delle Foreste Casentinesi, il 31 gennaio 2023 ha spiegato, presentando la ShepherdSchhool (scuola per pastori e allevatori che insegna a gestire il conflitto con la fauna selvatica), come la coesistenza con questi predatori sia possibile . Grazie al lavoro della ShepherdSchool, nel Parco della Foreste Casentinesi che accoglie 13 branchi di lupi, negli ultimi 5 anni ci sono stati solo 2 casi di predazione.

Volere è potere.

IBRIDAZIONE

Un altro sistema per declassare il lupo dal punto di vista genetico è quello di permettere la minaccia antropogenica favorendo l’ibridazione con il cane.

Se qualcuno crede con sicurezza che ad assalire gli animali d’allevamento sia sempre un lupo, sbaglia. Un cittadino, un allevatore, un cacciatore, un pastore, non possono averne la certezza perché per riconoscere il lupo non sono sufficienti i caratteri fenotipici (morfologici, comportamentali, ecologici), le impronte e tanto meno l'immaginazione, ma l'esame del DNA.

Meglio pensare agli ibridi lupo-cane (visto che il randagismo in Italia, nonostante la legge quadro 281/91 ormai vecchia di  oltre 33 anni, ancora non è stato debellato) oppure ai cani vaganti, inselvatichiti, quelli che conoscono l'uomo e non lo temono.

Quindi la strategia ottimale per l'identificazione dei casi di ibridazione e introgressione (una sorta di invasione permanente dei geni di una specie nell’altra, soprattutto fra ibrido e lupo) si dovrebbe basare sull'uso integrato di strumenti genetici e fenotipici.

Dalle analisi genetiche condotte dall’ISPRA sui campioni raccolti nell’area peninsulare appenninica, il 27,3% dei marcatori molecolari ha mostrato segni di ibridazione, recente o antica, con il cane domestico che vengono riconosciuti come rilevante minaccia.

Gli studi sociologici hanno cercato di capire le cause che si celano dietro la mancanza di una gestione efficace del problema dell’ibridazione antropogenica ovvero per responsabilità umana, tra cane e lupo accertando che, in una particolare zona, la frequenza di ibridazione era prossima al 30% nella popolazione di lupi. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Frontiers in Ecology and Evolution e sul sito https://ec.europa.eu/environment/nature/conservation/species/carnivores/pdf/43-relazione_tecnica_azione_a2_ibriwolf_finale.pdf

Secondo il WWF l’ibridazione, in alcune aree, supera il 40% degli individui.

La ricerca, pubblicata sulla rivista The Journal of Wildlife Management, ha stimato che sulla base di 152 campioni raccolti, corrispondenti a 39 lupi in 7 branchi differenti, i ricercatori hanno stimato una prevalenza di ibridazione del 70% https://www.uniroma1.it/it/notizia/lupo-libridazione-con-il-cane-domestico-mette-rischio-la-conservazione-della-specie.

L’ibridazione è un problema drammatico (per quanto riguarda la purezza genetica del lupo), assolutamente sottovalutato. In alcune aree dell’Appennino sono ibridi anche il 30-40% degli esemplari ed è una realtà di non ritorno. Per risolvere il problema alla radice bisognerebbe eliminare il fenomeno del randagismo, dichiara Luigi Boitani nella sua intervista a Wilderness News del 22 novembre 2017.

Nel 2012 il Ministero della Salute aveva stimato i cani randagi tra i 500 e i 700mila, ma secondo il Sindacato italiano veterinari nell’ultimo quinquennio potrebbero addirittura essere raddoppiati.  Il Rapporto di Legambiente “Animali in città 2023”, stabilisce che i cani vaganti siano tra  i 700 e 400mila e i cani randagi tra i 350 e 200mila -https://www.ilsole24ore.com/art/cani-randagi-italia-mancano-all-appello-dell-anagrafe-canina-almeno-2-milioni-cani-AF808eM?refresh_ce=1
https://www.lanuovaecologia.it/cani-randagi-12esimo-rapporto-animali-citta-legambiente/

Sono cifre impossibili da verificare con esattezza, ma gli esperti concordano sul fatto che la tendenza sia al rialzo e che i numeri potrebbero arrivare presto a livelli incontrollabili.

Il randagismo è alimentato:
  1. dalla illegale e crudele abitudine di abbandonare gli animali, comprese le cucciolate indesiderate;
  2. dai cani padronali lasciati liberi di andare dove meglio credono, diventando quindi incontrollabili;
  3. dalla dispersione sul territorio dei cani dei cacciatori durante la stagione venatoria.
Queste tre categorie, cani abbandonati, cani dispersi, cani padronali liberi, si uniscono facilmente in bande e si incrociano fra loro e con i lupi.

Luigi Boitani raggruppa le tipologie dei cani, risultate dal comportamento umano, in queste categorie:
  1. Nella prima categoria sono inclusi i cani ufficialmente iscritti nei Registri Comunali.
  2. Nella seconda sono inclusi cani che hanno un padrone ma non sono registrati ufficialmente.
  3. Nella terza sono inclusi i cani randagi, quelli cioè senza padrone che vagano nei pressi degli insediamenti umani e che sono in qualche forma dipendenti dall'uomo per l'alimentazione o perché ne ricercano attivamente la presenza e la compagnia.
Dalle tre categorie inoltre, si origina la quarta, quella dei cani inselvatichiti, quelli che hanno riguadagnato una indipendenza pressoché assoluta dall'uomo da cui rifuggono come animali selvatici. Pur venendo spesso vicino a paesi e case alla ricerca di cibo, questi cani evitano l'incontro con l'uomo, si spostano di notte, vivono in branchi, uccidono facilmente animali domestici e si comportano in maniera molto simile al lupo.

I danni causati dagli ibridi e dai cani vaganti e inselvatichiti sono del tutto simili a quelli causati dal lupo ed è oggettivamente difficile distinguerli: di conseguenza vengono attribuiti, con la facilità dell’ignoranza, al lupo anche quando costui non è responsabile.

Come scritto dalla Commissione europea con prot.ENV.DD.3/NN/MC/pp a maggio 2022, “la Commissione promuove le azioni degli Stati Membri volte a monitorare, prevenire e mitigare il fenomeno dell’ibridazione compresa la riduzione del randagismo canino in linea con la Raccomandazione n. 173 (2014) adottata nell’ambito della Convenzione di Berna”.

Risulta inoltre, dalle indagini dei Carabinieri Forestali, che in Italia, ma anche in Europa, esiste un traffico illegale di ibridi allevati e venduti al prezzo di 3.000/5.000 euro e consegnati in meno di 24 ore, ibridi che si possono facilmente ordinare su internet. https://www.mase.gov.it/comunicati/ambiente-carabinieri-forestali-sequestrano-23-esemplari-di-lupo-selvatico-e-ibridi-lupo  https://greenreport.it/news/aree-protette-e-biodiversita/i-carabinieri-forestali-sequestrano-23-esemplari-di-lupo-e-di-ibridi-lupo-cane/

In breve, questo traffico incide pesantemente sulla gestione del lupo perché molto spesso gli ibridi non sono facili da controllare e vengono abbandonati.

Tra i cani randagi e gli ibridi "prodotti" per lucro, il lupo ha una prospettiva di sopravvivenza difficile, nonostante l’aumento della popolazione.
Aggiungiamo poi che se si comincia a parlare di catturare gli ibridi, rinchiuderli in recinti e/o eliminarli, si finisce sempre con la solita modalità di volere risolvere i problemi agendo sugli effetti e non sulle cause.

Se poi si  analizza la Raccomandazione n. 173/2014 del Consiglio d’Europa sull’ibridazione tra lupi grigi selvaggi (Canis lupus) e cani domestici (Canis lupus familliaris) relativa alla Convenzione sulla conservazione della fauna selvatica europea e habitat, che prevede la rimozione degli ibridi per salvare l’integrità genetica del lupo, ci accorgiamo che non esiste un chiaro significato di questa parola “rimozione” ma “ che è nell’interesse di un’efficace conservazione del lupo garantire che la rimozione di eventuali ibridi di cane-lupo rilevati sia condotta esclusivamente in modo controllato dal Governo”.

Per esempio, per la popolazione dinarico-balcanica, in Grecia si opera la cattura, in Croazia gli ibridi sono protetti, in Serbia monitorati e in Slovenia si opera il controllo letale. Per le Alpi, Svizzera e Austria si contempla l’abbattimento, la Francia opera il monitoraggio mentre in Italia manca uno specifico inquadramento giuridico degli ibridi lupo-cane.

I lupi sono specie protetta da leggi nazionali (157/1992, 357/1997, 503/1981) e internazionali, i cani in Italia sono tutelati dalla legge quadro 281/91 e gli ibridi che non sono totalmente lupi né totalmente cani? Se si ritenessero lupi sarebbero protetti per metà, se si ritenessero cani sarebbero protetti per metà.

Non si può punire gli ibridi se nascono dal randagismo canino, ovvero da un comportamento umano inqualificabile e da una legge, in Italia, non rispettata in primis dalle istituzioni.

Quindi, che fare?

Proprio per questo non dovrebbero essere puniti lupi ibridi, cani ibridi, cani randagi e cani inselvatichiti, ma che ogni intervento di salvaguardia sia finalizzato alla sola cattura/sterilizzazione degli animali con reimmissione nel territorio, senza soppressione né carcerazione, con il coinvolgimento delle associazioni protezionistiche che tanto si impegnano per la tutela degli animali.

LEGGI DI PROTEZIONE

Il lupo è una specie rigorosamente protetta dalla normativa internazionale (Direttiva ‘Habitat’ CEE 1993/43, Convenzione di Berna) e nazionale (l. 157/92, DPR 357/97 ( Ispra).

La Direttiva Habitat CEE 1993/43, recepita in Italia con il Dpr 8 settembre 1997 n. 357, riconosce l’importanza comunitaria, l’interesse prioritario e la rigorosa protezione del lupo, proibendone la cattura, l'uccisione, la detenzione, il commercio, lo scambio, il trasporto, il disturbo… quindi, secondo tale Direttiva, l'Italia avrebbe l’obbligo di mettere in atto tutte le più efficaci strategie di gestione e conservazione di questo animale.

Ma… C’è un “ma”.

La Commissione europea ha proposto di ridurre la protezione del lupo declassandolo da “rigorosamente protetto” a “protetto”   per facilitare l’iter degli abbattimenti organizzati dimenticando che esiste già un iter, olre alle deroghe: quello degli abbattimenti illegali chiamato bracconaggio

Non esiste alcuna valida motivazione per accogliere la proposta della Commissione anche se il Consiglio Europeo il 25 settembre 2024 ha approvato la proposta di declassamento del lupo con i voti dei 27 Paesi tra i quali, contrari Spagna e Irlanda, astenuti Malta, Cipro, Slovenia e Belgio. L’Italia ha votato a favore. La decisione finale è rimandata alla prossima riunione della Convenzione di Berna che si terrà a dicembre. https://www.lastampa.it/la-zampa/2024/10/20/news/lupi_protezione_unione_europea_boitani_esperto-423567073/

In considerazione però, della possibilità di deroghe e della piaga del bracconaggio che, solo in Italia, colpisce centinaia di individui sarebbe la prima volta che l’Ue presenta al Comitato permanente della Convenzione di Berna (ratificata in Italia con la legge 503/1981) la richiesta di abbassare lo status di protezione di una specie, per di più iconica, contro l’opinione della maggioranza dei cittadini europei e Ong che chiedono più garanzie per la difesa del patrimonio naturale e in piena contraddizione con l’Agenda ONU 2030 che all’Obiettivo 15 stabilisce:
15.5: Intraprendere azioni efficaci ed immediate per ridurre il degrado degli ambienti naturali, arrestare la distruzione della biodiversità e, entro il 2020, proteggere le specie a rischio di estinzione
15.7: Agire per porre fine al bracconaggio e al traffico delle specie protette di flora e fauna e combattere il commercio illegale di specie selvatiche

Anche l’EAWC, Alleanza europea per la conservazione del lupo, rue d’Edimbourg 26, Bruxelles, Belgio www.wolf-alliance.org,  ha espresso il suo parere per il riesame dello stato di conservazione del lupo, che definisce deplorevole.

Anche l’Associazione EuCliPA.IT APS, la rete italiana degli Ambasciatori italiani del Patto Europeo per il Clima https://www.themapreport.com/2023/09/07/protezione-del-lupo- lassociazione-euclipa-it-chiede-allue-di-rivedere-la-sua-posizione/, ha ufficialmente dichiarato di dissociarsi da questa presa di posizione della Commissione europea.

La ratifica definitiva si discuterà a dicembre per modificare la Convezione di Berna e declassare la posizione del lupo. Sembra incredibile che scelte così importanti non siano prese in modo scientifico, ma a tavolino.

**********
 
Premesso quanto sopra esposto, ci aspettiamo dal Comitato della Convenzione di Berna e dai vari governi, che si prenda in considerazione la necessità di intervenire non per lo sterminio del lupo ipotizzato dai brutali interessi che tutti conosciamo (caccia, armi, potere....), ma aiutando il lupo a sopravvivere, tenendo presente quanto il randagismo incontrollato https://www.lanuovaecologia.it/cani-randagi-12esimo-rapporto-animali-citta-legambiente/  ,  il bracconaggio impunito https://www.wwf.it/pandanews/ambiente/lupo-bracconaggio-fuori-controllo/   e il traffico di animali, siano responsabili non solo della perdita di un animale iconico, ma anche degli attacchi agli allevamenti, delle ibridazioni e, in conclusione, dello squilibrio biologico attinente alla legge della capacità portante e quindi di una grave alterazione della biodiversità in Italia e, naturalmente in Europa.

Solo quelli che sono così folli da pensare di cambiare il mondo,
lo cambiano davvero.
- Albert Einstein

Mariangela Corrieri, Gabbie Vuote Odv
www.gabbievuote.it
Firenze, ottobre 2024