Gentili signori
abbiamo letto l'intervista a Giuliano Milana di Wilderness del 7 agosto
scorso sull'inesistenza della contraddizione tra ambientalisti e
cacciatori. Nel senso che ambedue possono esistere in una stessa
persona.
Noi vogliamo replicare alle varie affermazioni riportate nell'articolo
apparso su Il Dolomiti rimarcando che non esistono lauree in etica e
coscienza ma solo il pensiero logico e razionale.
Come può essere ambientalista (ovvero uno che si cura dell'ambiente) il
cacciatore (uno che inquina e distrugge l'ambiente)? Uno che uccide, per
il piacere di uccidere, esseri viventi innocenti, cittadini di questo
pianeta meraviglioso che si chiama Terra nel quale siamo tutti collegati
secondo la Teoria del Caos? Forse non riusciamo a renderci conto che
siamo precipitati nel periodo definito Antropocene per l'intervento
negativo dell'uomo sul pianeta? Che l'orologio dell'apocalisse, Doomsday
Clock, attualmente segna 89 secondi alla mezzanotte? Che l'Earth
Overshoot Day ci dice che il 24 luglio del 2025 l'umanità ha esaurito le
risorse annuali? Sono scienziati e non ideologi coloro che ci
segnalano questi dati.
Un cacciatore non può quindi essere ambientalista, è una contraddizione
in termini. L'ambiente è un insieme di fattori fisici, chimici,
biologici, raggruppa organismi che interagiscono tra loro e con gli
organismi viventi. Quindi uno che uccide gli organismi viventi distrugge
l'ambiente che li costituisce. Per cui un cacciatore non può essere
ambientalista, a meno che non si intenda recuperare una visione dal
lontano passato in cui ancora la scienza, la filosofia, l'etica non
erano arrivate dove sono arrivate oggi, con la Dichiarazione di
Cambridge e la Dichiarazione di New York
Il 7 luglio 2012 alla Cambridge University, è stato sottoscritto,
da un accreditato gruppo di scienziati appartenenti a diverse aree delle
neuroscienze, un documento definito la
Dichiarazione di Cambridge
sulla coscienza nato dalla volontà di rivalutare le nozioni
neurobiologiche alla base dell’esperienza di tipo cosciente e dei
comportamenti che ne conseguono, sia negli esseri umani che negli
animali non umani
https://angelovaira.it/blog/dichiarazione-di-cambridge-sulla-coscienza/
Il 19 aprile 2024, le scoperte scientifiche degli ultimi anni hanno
spinto centinaia di scienziati e filosofi a firmare la
Dichiarazione
di New York sulla coscienza animale https://blog.3bee.com/dichiarazione-new-york-coscienza-animale/,
presentata presso la New York University, evidenziando l’urgenza di
sostenere le ricerche in questo ambito di studi e discutere il nostro
rapporto con gli animali. Una presa di posizione su basi scientifiche
che sfida la visione cartesiana degli animali come macchine prive di
emozioni o visioni religiose come strumenti per nostro uso e consumo.
E' evidente che l'idea di considerare gli animali esseri viventi,
senzienti e coscienti fatica a radicarsi in Occidente che ancora
si abbarbica al concetto di animali in posizione subalterna rispetto
agli umani, come strumenti, automi,
risorse rinnovabili appunto,
oggetti di un diritto altrui (tant'è che fino al 1 luglio 2025 il
maltrattamento e l'uccisione di un animale
era considerato un
delitto contro il sentimento per gli animali e non un delitto contro
gli animali), concetto derivato dalla filosofia
greca/romana/cristiana e non come in Oriente dove le
tradizioni filosofiche/religiose locali hanno ritenuto tutti gli esseri
viventi meritevoli di
rispetto.
In Occidente lo sfruttamento istituzionalizzato degli animali è stato ed
è, per la maggior parte, considerato moralmente lecito ed accettabile
(allevamenti intensivi, circhi, sperimentazione animale, caccia…).
In Oriente gli animali sono di per sé soggetti di diritto e alla base
concettuale c'è la non violenza verso ogni creatura che viva sulla
terra, nell'aria o nell'acqua e di non prendere con la forza ciò che è
posseduto da altri (Marco Seghesio: La tutela degli animali -
confronto fra occidente e oriente).
Premessa questa differenza di base tra il considerare la vita proprietà
di chi la possiede oppure considerarla proprietà altrui, è chiaro che
non siamo assolutamente d'accordo con la definizione
cacciatore
uguale ambientalista visto che il cacciatore inquina con il
piombo delle cartucce, deforesta, invade, trasforma, uccide la fauna
selvatica senza considerare, fra l'altro, l'art. 1 della legge
157/92 che recita: "
La fauna selvatica è patrimonio indisponibile
dello Stato ed è tutelata nell'interesse della comunità nazionale ed
internazionale". Nazionale???? Non certo dei 60 milioni di
italiani ma dei 500.000 cacciatori e loro adepti. Non solo, ma anche
patrimonio del mercato perchè gli animali cacciati si commercializzano
e, per grandezza d'animo, parte di loro si destina ai non abbienti.
I cosiddetti capostipiti del pensiero ecologico, maestri, definiti i
grandi
pionieri americani (cacciatori/ambientalisti) quando ancora
l'evoluzione culturale verso cui siamo ancora diretti contro il
sessismo, il razzismo, lo schiavismo, il colonialismo... ecc. era alle
prime avvisaglie, non ci possono insegnare se non visioni retrograde,
interessate, in quanto l'Occidente, come già detto, viaggiava su un
binario unico che escludeva gli animali dal Diritto, mentre oggi gli
animalisti/antispecisti (quelli che vogliono abbattere l'ultimo ismo),
inseriscono nel loro codice morale tutti i viventi. Volendo guardare
agli antesignani nel novero dei nostri pionieri noi potremmo inserire
(da Gino Ditadi: I filosofi e gli animali): Pitagora… Ovidio… Plutarco…
Leonardo… Voltaire… Einstein… Gandhi… Tolstoj… ecc. ecc.
Siamo d'accordo,
coloro che comprano alimenti al supermercato non
conoscono tutto il percorso della morte di un animale, quindi sono
corresponsabili. Ma la morte di quell'animale non è obbligatoria, non si
compie
per dare agli utenti cibo più sano e sostenibile come
quello cacciato, ma per piacere, per denaro. L'economia detta legge e la
legge del denaro è l'altare della nostra società.
La caccia non è
lo sfruttamento sostenibile di una risorsa
rinnovabile, cioè la fauna, ma l’uccisione violenta di individui,
lo squilibrio delle leggi naturali.
Occorrerebbe trasformare il nostro cibo in plant based (ormai diffuso in
università, scuole, ospedali…) o aspettare per chi la volesse, la carne
coltivata che non fa soffrire nè uccide alcun animale e che, in certi
Paesi (USA, Israele, Singapore…), è già in commercio.
Da non dimenticare che secondo l'OMS (Organizzazione Mondiale della
Sanità) la carne rossa e la carne processata fanno male alla salute
https://www.saperesalute.it/carni-lavorate-allarme-oms/
Con la Natura largamente distrutta, l'uomo che l'ha distrutta dovrebbe
agire riconsegnandola alla sua
legge biologica della capacità
portante. Considerata la nostra intelligenza, la nostra
tecnologia, la nostra creatività perchè non farlo? Andare verso la
ricostruzione e non continuare verso la distruzione; questo fa un
ambientalista che ha a cuore l'ambiente e l'ecosistema, non certo i
cacciatori, per la gran parte bracconieri, che non pensano certamente
alla Natura.
Per quanto riguarda
il lupo che, come le zanzare o i ragni,
inserite nel novero
degli animali che sono tutti uguali, tessere
ecologiche (solita visione antropocentrica), che viene ucciso con
amore per difendere le altre tessere che sono pecore, capre... allevate,
si sa che l'ignoranza alberga gratuitamente in chi lo giudica
colpevole di un attacco e non sa che la semplice vista non
permette di riconoscere il lupo da un ibrido cane/lupo (che il
randagismo canino produce nonostante la vecchia legge del 1991). Per
farlo servirebbe l'uso integrato di strumenti genetici e fenotipici.
Per quanto riguarda la definizione di
individuo e di specie,
esiste una grande differenza fra questi due vocaboli. L'individuo è un
termine concreto, rappresenta l'animale, essere vivente con sentimenti,
emozioni, abitudini, affetti… è colui che soffre e muore, a cui viene
strappata senza ritegno la vita.
La specie è un termine astratto, una classificazione che non soffre e
non muore. Viene estinta sì, come sono state dichiarate estinte nel
mondo dall'IUCN negli ultimi dieci anni almeno 160 specie animali a
causa: indirettamente per la perdita e degli habitat e direttamente
attraverso la caccia. La caccia inoltre non ha bisogno di essere
classificata
necessità alimentare perchè, per questo, sono
strabordanti gli allevamenti intensivi che sacrificano ogni anno
miliardi di animali.
Non esiste una
caccia sostenibile come si afferma, così come non
esiste una tortura sostenibile, una morte sostenibile ma una caccia in
funzione degli interessi antropocentrici. Soprattutto, non è accettabile
moralmente, divertirsi fomentando violenza, crudeltà e morte nei
confronti di individui viventi, senzienti e con coscienza.
Noi siamo oltre l'essere ambientalisti; siamo antispecisti alla stregua
degli antischiavisti, antisessisti, antirazzisti… perchè consideriamo la
vita degna di essere vissuta da colui che la possiede, di viverla come è
nella natura di ciascuno, perchè, come ripetiamo, siamo tutte creature
di uno stesso universo, nessuno di noi è Dio, nessuno di noi ha il
diritto di prevalere su un altro. Ognuno è diverso ma ognuno ha il suo
ruolo sulla Terra. Non quello di appropriarsene per ferirla e
distruggerla nelle sue creature più deboli usando sopraffazione,
superbia e assoluta mancanza di empatia altissima qualità dell’essere
umano.
Concludiamo con un pensiero di Gino Ditadi (filosofo, scrittore, teorico
del biocentrismo):
È assolutamente necessario rifondare i valori, innalzare la civiltà,
ingentilire il mondo; amare la bellezza, espressione della misura e
della grazia ed il sapere ricolmo di forza liberatrice. Bisogna
affermare il biocentrismo come categoria fondativa;
sostituire il dominio con la responsabilità; riconoscere la diversità
come valore; ascoltare l’oceano della vita.
Cordialmente