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IL “VEGETARISMO” QUESTO SCONOSCIUTO


I vegetariani non sono extraterrestri piccoli, verdi, con le antenne e tre occhi.
La qualità dell’alimentazione per gli esseri umani è molto importante, anche se ce ne dimentichiamo troppo spesso preferendo accontentare il nostro palato anziché tutelare la nostra salute potendo fare invece, senza fatica, l’una e l’altra cosa. Un piatto “vegan” è stato tra i primi classificati a Golos...Arte di Saronno 2009. Ma chi non conosce pasta e fagioli, la pappa al pomodoro, la panzanella, la polenta ai funghi, la ribollita….tutti piatti vegani (ovvero senza ingredienti di provenienza animale)?
Voglio aprire questa breve apologia dell’alimentazione vegetariana con le parole del Prof. Umberto Veronesi, chirurgo, ricercatore, uomo di scienza e cultura conosciuto e apprezzato in tutto il mondo: « Sono vegetariano per motivi etici e non medici. Gli animali vanno rispettati e non uccisi per poi mangiarli. Tutti gli animali ».
Poi aggiunge: “Le cosiddette "malattie del benessere" (diabete non insulino-dipendente, aterosclerosi, obesità) colpiscono chi abusa di pasti copiosi e ricchi di grassi animali, mentre è dimostrato che una dieta ricca di vegetali ci protegge e ci aiuta a mantenere più a lungo il nostro benessere. Sono scientificamente convinto che il vegetarismo è una scelta non solo opportuna, ma obbligata. Il nostro organismo è programmato proprio per il consumo di frutta, verdura e legumi. Una dieta priva di carne non ci indebolirebbe certamente, e ci rimetterebbe in armonia con gli equilibri naturali perfetti del nostro pianeta”.
E’ dimostrato che l’alimentazione vegetariana:

  • riduce dell’80% il rischio del diabete di tipo 2 non insulino-dipendente

  • riduce del 24% (nei vegetariani) del 57% (nei vegani) l’incidenza di coronaropatia  e quindi il rischio di infarto e malattie cardiache

  • riduce del 45% le probabilità che un vegetariano ha di ammalarsi di cancro al sangue e del 12% le probabilità di ammalarsi di ogni tipo di cancro.

Inoltre noi umani non abbiamo solo un corpo da tutelare ma anche un’etica e una coscienza da rispettare che sono il nostro passaporto culturale, la nostra identità morale.
Per questo valore aggiunto non possiamo dimenticare l’aspetto etico insito nelle scelte alimentari.
Nel cibo che mangiamo ci può essere tanto dolore e sta a noi fare i passi... lenti, veloci... come sentiamo... ma passi... che, per desiderio di giustizia, per compassione, per etica, per amore, ci portino a dire come George Bernard Shaw: "Gli animali sono miei amici e io non mangio i miei amici".

Occorre riuscire a vedere milioni di galline con il becco tagliato, con le zampe attorcigliate alla rete della gabbia grande quanto una scatola di scarpe, passare la breve vita immobili sotto la luce elettrica, i loro pulcini nati maschi inviati alla macchina tritapulcini perchè sono inutili; riuscire a vedere i vitellini strappati alla madre appena nati legati a una catena che non permette loro neppure di muoversi, nè di sdraiarsi mentre la madre, indotta a continue gravidanze, consumata dalla fatica crolla su se stessa e viene trascinata al macello senza pietà.
E tutti gli altri? Occorre riuscire a vederli attraverso le muraglie che li nascondono.
Per un giorno a settimana da vegetariani, oltre che a migliorare il nostro benessere, si riuscirebbero a salvare in Italia 12 milioni di animali.
Non pensate che valga la pena?

UNA STORIA PER RIFLETTERE
Era così piccolo e bianchissimo. Zampettava con passi incerti intorno alla madre. Ogni tanto si fermava, annusava l’aria e poi ricominciava a saltellare tutto traballante, fra la paglia pulita. Era nato da pochi giorni e aveva il mondo ai suoi piedi. La madre lo guardava e ogni tanto gli leccava il musino rosa. Il piccolo lanciava deboli belati, gridi di gioia per tutta quella vita così nuova da esplorare. C’erano altre pecore e tutte avevano da poco tempo messo al mondo un cucciolo. I belati dei piccoli si confondevano con i richiami materni, il bianco candido della loro lana ancora intatta si mischiava con la lana gialla e grigia degli adulti.
Tutto sembrava perfetto quel giorno, anche il sole era più caldo e l’erba più verde.
Un grande camion fece il suo ingresso nel cortile. Per la curiosità gli agnellini sporsero il musetto dalla staccionata. Il camion aprì le porte posteriori come una grande bocca e subito alcune persone entrarono nel recinto delle pecore. Ci fu un grande trambusto e un fuggi fuggi di animali impauriti e smarriti. In poco tempo gli agnellini si trovarono soli nel recinto mentre le madri erano sparite in una stalla adiacente. La porta si chiuse definitivamente sui cuccioli.
Gli uomini iniziarono ad afferrare per le zampe i piccoli, usando una violenza inaudita. Gli animali belavano disperati cercando la loro madre che da dietro le porte della stalla li chiamava. Gli agnelli vennero sbattuti sul grande camion uno ad uno e quando il mezzo si mise in moto nell’aria si cominciò a sentire odore di morte.
Il viaggio era iniziato: cosa stava succedendo? I piccoli belavano disperati atterriti dal rumore del motore, dal cadere gli uni sugli gli altri, dallo sbattere contro le sbarre ad ogni curva della strada.
Molti si spezzarono le fragili zampe, altri vennero calpestati dai compagni; il dolore e la paura aleggiavano fra quei musini rosa e quella lana candida.
Finalmente il camion si ferma. Il viaggio è stato lungo e alcuni cuccioli erano morti dopo immani sofferenze. Altri, ancora vivi, avevano ferite molto dolorose sugli arti e sul muso.
Si riaprono le porte e gli uomini a calci e spintoni fanno scendere gli animali dal camion.
Si odono belati orribili che provengono dall’interno di un corridoio scuro: l’odore acre del sangue è intenso. Gli agnelli vengono spinti dentro questo tunnel, qualcuno ha capito di essere in un luogo da cui non si ritorna. Cerca di arretrare belando disperato, chiama la mamma, comincia a tremare. Ha tanta paura, una grande, spaventosa paura.
Gli uomini li prendono per le zampe trascinandoli dentro; qualcuno all’interno li afferra, li rovescia e con un coltello taglia la gola di netto ad ogni piccolo che gli capita fra le mani.
Un grande fiotto di sangue comincia ad uscire dal candido mantello, la bocca rosa è spalancata, la lingua penzoloni. Qualcuno sta ancora belando ma il suono che esce è solo un rantolo spaventoso.
Mentre il sangue continua a scorrere alcuni agnellini tentano di rialzarsi per fuggire da tutto quel dolore. La loro candida lana è coperta di sangue, i loro occhi atterriti chiedono aiuto. Nessuno ascolta i loro pianti, nessuno guarda i loro occhi.
Dopo lunghe ore di agonia, arriva la morte.

26.01.2010



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