Articoli per la rivista Italia Uomo Ambiente di Pronatura Firenze
Da agosto 2018 Gabbie Vuote collabora con la Rivista Italia Uomo Ambiente di Pronatura Firenze
Carne coltivata
Anche se la Food and Drug Administration americana[1] ha dato il via libera all'inizio della commercializzazione, centinaia di studi, ricerche ed esperienze nel mondo la promuovano, personalità di ogni genere la finanzino; anche se miliardi di animali sacrificati potrebbero essere salvati ridando dignità all'essere umano, il Consiglio dei ministri italiano ha approvato il disegno di legge per negare la produzione e l'immissione sul mercato della carne coltivata.[2]
La carne coltivata è ottenuta in laboratorio da cellule staminali di un animale, senza ucciderlo, e viene ignorantemente definita sintetica, a volte addirittura finta, degenerata, artificiale, clonata, Frankenstein... ma in realtà dovremmo chiamarla clean meat, carne pulita oppure carne coltivata che cresce in laboratorio come crescerebbe nel corpo di un animale.[3]La tecnica è già nota e utilizzata in medicina.
Dunque, questa carne, ancora in fase di sperimentazione nel mondo (29 società in Europa), ma già utilizzata in alcuni Paesi perfino nei ristoranti (Israele[3], Singapore[4] ), è carne al 100%.
La popolazione del pianeta cresce, saremo 10 miliardi nel 2050, il consumo di carne anzichè diminuire come da tempo ci consiglia l'Organizzzione Mondiale della Sanità[5], è aumentato del 58% negli ultimi 20 anni e secondo la ricerca condotta dal World Economic Forum si stima che ogni anno vengano macellati 50 miliardi di polli [6],1,5 miliardi di maiali, mezzo miliardo di pecore e 300 milioni di mucche. Escludendo tutti gli altri animali e i pesci che farebbero decuplicare i miliardi calcolati. Gli animali sono esseri viventi e senzienti (art. 9 della Costituzione, art. 13 del Trattato di Lisbona), soffrono come noi anche se non ragionano come noi ma, poiché diversi, vengono trattati come venivano trattati (ma vengono ancora) gli umani diversi per etnia (schiavismo, razzismo), religione (guerre sante, inquisizione...), sesso (donne...).
La carne clean meat viene definita sintetica ma: nessuno si domanda se è naturale la carne degli animali negli allevamenti intensivi? Noi, insieme a tanti altri, ce lo domandiamo e ci rispondiamo: no.
Ha ben poco di naturale perché gli animali a cui viene strappata non sono naturali, sono macchine da produzione sigillate in un mondo estraneo in cui sono obbligate a sopravvivere.
Un mondo che non permette loro di calpestare il prato, di respirare aria priva di ammoniaca, di vedere il sole, di praticare la propria etologia; un mondo crudele che li costringe a cibarsi con dosi eccessive di farmaci, di antibiotici, di trasformarsi in automi viventi, di subire le pratiche di editing genomico[7] ovvero di modifiche profonde che li selezionano per essere altamente produttivi, più grossi e più prolifici, resistenti alle malattie, al caldo, alla siccità. Non hanno madri, non hanno figli, non hanno gruppi né amici, sono animali prodotti nei laboratori degli allevamenti intensivi con tanto dolore e sofferenza e la loro carne non può essere naturale mentre la carne prodotta
in laboratorio senza dolore e sofferenza, senza parentele né etologia, è naturale perché nasce da una cellula ed è composta da un solo ingrediente, carne. L'uso di carne coltivata produrrebbe benefici immensi alla società umana[8]:
- drastica riduzione dei gas serra che gli animali producono in quantità notevole tanto da essere, insieme alla deforestazione che ne consegue, i maggiori produttori di anidride carbonica, metano, protossido di azoto;
- minore uso della terra in quanto richiederebbero solo il 2% della superficie terrestre mentre per gli allevamenti intensivi oltre che avvelenare il suolo con fertilizzanti e diserbanti si bruciano boschi e foreste;
- minore consumo di acqua perché per 1 kg di carne bovina ne servono 11.500 litri mentre per la carne coltivata tra 367 e 521 litri; in un periodo in cui i ghiacciai si sciolgono, l'acqua è divenuta un bene prezioso, oro azzurro appunto;
- benefici sanitari[9] considerato che gli allevamenti intensivi danno adito a molteplici epidemie; secondo la FAO[10] vanno considerati "un vivaio di malattie emergenti" in quanto il 60% delle malattie conosciute e il 75% di quelle sconosciute derivano dagli animali legati agli allevamenti; inoltre l'uso smodato di antibiotici produce l'antibiotico resistenza che secondo l'O.M.S. produrrà nel futuro più morti per malattie infettive che per il cancro;
- un'evoluzione culturale, un avanzamento di coscienza secondo i maggiori scienziati, filosofi e geni che il mondo ha avuto fin dal passato: innalzerebbe l'etica umana evitando le stragi a ripetizione di creature innocenti che vorrebbero solo vivere in pace, stragi che la stragrande maggioranza di noi, con le proprie mani, non saprebbe compiere.
Quindi per salvare il Pianeta, arrivare al cibo per tutti (800 milioni di essere umani soffrono la fame), per rispettare gli animali e onorarci come umani, serve un cambiamento drastico, agire sulla base dei diritti e non dei profitti.
Allora le soluzioni sono due:
- diventare tutti plant based, ovvero nutrirci di alimenti vegetali (d'altra parte un piatto di pasta e ceci o di riso e piselli ha lo stesso valore proteico di una bistecca) come stanno già facendo 400 milioni di vegetariani in continua espansione e con esempi sempre più ammirevoli come la Germania il cui Ministro della Salute, epidemiologo, ribadendo l'importanza di una dieta vegetale, promuove questa alimentazione, già attiva nelle mense universitarie, e che entro il 2025 sarà estesa nelle mense pubbliche, nelle scuole, negli uffici e perfino negli ospedali[11];
oppure
- accettare la carne coltivata che non uccide miliardi di vite.
Ci auguriamo che gli italiani sappiano riconoscersi in quell'illuminante concetto socratico "So di non sapere", servirebbe per esaminare tutti i punti di vista, tutti i possibili percorsi, tutte le visioni. Sarebbe molto utile per una reale democrazia.
Firenze, marzo 2024
Mariangela Corrieri
Presidente Gabbie Vuote ODV Firenze