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Articoli per la rivista Italia Uomo Ambiente di Pronatura Firenze

Da agosto 2018 Gabbie Vuote collabora con la Rivista Italia Uomo Ambiente di Pronatura Firenze

Il vecchio


E’ un vecchio dal viso doloroso, due occhi come chiodi infissi sotto l’erba bianca dei capelli. Non ha passione per i suoi simili anzi, li fugge. Dagli uomini dice non ha ricevuto che male. La sua vita è stata cento avventure, ha girato il mondo, ha rischiato, ha lottato e perso. Per questo odia l’umanità.

Ogni mattina inforca  zoppicante la  bicicletta, lascia la sua casa di paese e se ne va lentamente per un sentiero della campagna tra viti e granturco. Il sole picchia d’estate e il freddo è acuto d’inverno ma per lui non sono cose di cui tenere conto. Va a trovare le sue galline. Le ha sistemate nel recinto di una casa colonica abbandonata. Un grande recinto, quasi una libertà per queste galline.

Lui le ama. Sì, l’amore che non è ancora stato estirpato dal suo cuore e che, nonostante tutto, ogni mattina gli dà vita, è quello che ha per i suoi animali. Certo, ama anche i suoi figli ma non ne gode, non ne trae alimento, gli basta di sapere che stanno bene per tacitare la coscienza. Le sue galline invece sono tutto.

Le chiama per nome, le accarezza, loro gli vanno vicino, lo ricambiano, gli volano sulle spalle, sulle ginocchia. Non sono le solite stupide galline ma galline parlanti. Lui le capisce, sa cosa vogliono e si fa in quattro, zoppicando da mattina a sera per accontentarle. Non le ucciderebbe mai, per carità. Sono creature. Quando la chioccia è pronta per i pulcini la segue con trepidazione. E certo è là alla schiusa delle uova. Si contorce di sofferenza quando una faina fa strage nel suo pollaio.

"Tutti li ha sgozzati, tutti, quel maledetto animale".

Il denaro non lo interessa. Cosa spende, spende; non fa neppure i conti, non gliene importa di sapere quanto costa la vita di questi animali. Sono creature di Dio anche loro.

D’estate va a spigolare in un campo abbandonato e riempie i sacchi di grano per le galline. Sotto il sole la sua faccia scavata come una corteccia d’albero si liquefa. Ma la sofferenza del corpo è ampiamente ripagata dal sollievo della mente che cessa di torturarlo.

Gli è morta la moglie.

Gli è morto un figlio.

Ha perso la sua casa, la sua fabbrica e la sua vita. Aghi di rimorsi lontani lo pungono. Abbrutendo il suo corpo dà riposo al suo spirito. Chi passa di là può vederlo affaticarsi intorno ai suoi animali stupidi e parlare con loro che lo ascoltano. Se una macchina si ferma alza i pungenti occhi sempre chini sulla terra e osserva. Ma la vita degli uomini  non lo interessa, ne ricava solo dolore, un dolore senza speranza. Quel vecchio stanco è stato già molto punito.

La sua mente lucida non ha pace. Nessuno può lenire le sue piaghe perché lui stesso vi affonda le mani senza posa. Quando la fatica si fa forte, nell'ora del mezzogiorno, raccoglie le ultime energie e si lascia cadere su di una vecchia sedia, prende il suo tascapane e lentamente mangia. Non vorrebbe perché non sente appetito e se non fosse perché gli mancherebbero ancor più le forze, non saprebbe che farsene del cibo. Mangia per giudizio. E’ un uomo di sale.

Ogni tanto accende una sigaretta. Non fumare gli ripetono. Ma lui niente, non sente, del suo corpo non si cura. Si trascina tutto il giorno da una pare all'altra di quel lussuoso pollaio, riempie d’acqua una ciotola, distribuisce granturco, sistema i nidi, va alla ricerca delle uova.
Ha molto da fare e non può mancare un giorno, le galline ne soffrirebbero.

Di sera, a malincuore, con negli occhi la malinconia del distacco, lascia gli animali, chiude bene il pollaio, traballando sale sulla bicicletta e ripercorre la strada del ritorno. Ecco allora che i fantasmi,tutto il giorno fuggiti, si presentano con prepotenza davanti alla sua anima inquieta. Sono tutti lì, puntuali, affollano il suo cervello, inutile che urli non si spaventano. Lo assillano, gli ripropongono storie lontane, lo costringono a rivivere il passato a immergersi a piene mani nell'odio e nel dolore. Non tarderà il giorno in cui il sole lo scolpirà nel suo campo di grano o il freddo lo inchioderà come una statua di cenci nell'erba silente.

Firenze, luglio 2023

Mariangela Corrieri
Presidente Gabbie Vuote ODV Firenze







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